[articolo liberamente tratto dal libro“Dialogue: rediscover the transforming power of conversation” (Dialogo: riscoprire il potere trasformante della conversazione) di Linda Ellinor e Glenna Gerard ]
La parola dialogo deriva dalle parole greche dia (attraverso) e logos (significato). La sua etimologia lo individua come uno strumento per condividere pensieri, percezioni, emozioni, convinzioni allo scopo di capirci e di conoscerci.
Come illustrato da Bohm, è utile distinguere il dialogo dalla discussione. Nella discussione mettiamo a confronto diverse idee allo scopo di stabilire qual è la migliore, il dialogo invece è un esplorazione libera dei diversi punti di vista senza la “pressione” di dover prendere una decisione.
Utilizzando altri termini possiamo dire che la discussione è una conversazione convergente perché ha l’obiettivo di convergere verso l’idea migliore, mentre il dialogo è una conversazione divergente perché ha l’obiettivo di esplorare liberamente le diverse idee presenti in un gruppo.
Nei gruppi di lavoro, in particolare quelli aziendali, la modalità prevalente è quella della discussione: ci si incontra per risolvere dei problemi, per raggiungere degli obiettivi e lo scopo è quello di farlo nel minor tempo possibile trovando l’idea migliore e mettendola in pratica. Il problema è che in questo modo una gran parte delle idee, dei punti vista, delle percezioni presenti nel gruppo o nell’azienda nel suo complesso vengono perse, non sono tenute presenti nelle decisioni . E questo nel tempo crea dei problemi nelle relazioni tra le persone: malumori, alienazione, sabotaggi (più o meno inconsci), conflitti, lotte interne. Inoltre molto spesso le scelte fatte in questo modo non sono nemmeno le migliori scelte, perché non tengono conto della complessità dei sistemi in cui si opera: sistema aziendale, il mercato di riferimento, l’ambiente, il contesto sociale ed istituzionale.
Sono d’accordo con Glenna e Linda quando affermano che all’interno delle aziende dovrebbe essere aumentato il tempo dedicato al dialogo, alle conversazioni divergenti.
Così facendo si avrebbero tanti benefici a diversi livelli:
– grazie ai momenti di ascolto e condivisione le persone si sentirebbero parte integrante dell’azienda e non un semplice e anonimo ingranaggio,
– ci sarebbe un aumento di motivazione e di collaborazione nei gruppi di lavoro,
– le scelte sarebbero migliori grazie all’integrazione di molteplici punti di vista in una prospettiva sistemica.
Nei prossimi articoli vedremo altre caratteristiche del dialogo e quali sono gli “ingredienti” che ci consentono di praticarlo all’interno di un gruppo.