
Le scelte che facciamo e le azioni conseguenti in ogni settore sono determinate dal nostro modo di pensare. Tutto ciò che l’umanità ha costruito è stato prima pensato e progettato nella nostra mente.
Il modo in cui pensiamo può aiutarci a risolvere problemi e ad evolvere o al contrario può creare ancora più problemi. Ed i problemi di solito nascono quando pensiamo e agiamo individualmente, separando le cose senza preoccuparci per l’insieme e per le conseguenze a lungo termine. Questo modo di pensare è stato definito da Bohm la “frammentazione del pensiero” o “pensiero frammentato”.
Ad esempio, quando nel nostro modo di pensare collettivo separiamo l’economia dall’ambiente e dal benessere delle persone, creiamo tutta una serie di problemi che vanno dall’inquinamento, ai cambiamenti climatici, allo sfruttamento delle persone, alla diseguaglianza nella distruzione della ricchezza, solo per citarne alcuni.
Questo modo di pensare è un problema difficile da superare perché è diventato parte della nostra cultura. La cultura per noi esseri umani è come l’acqua per i pesci, la diamo per scontata, non ci accorgiamo nemmeno di quali sono le convinzioni e le idee che ne fanno parte e per questo tendiamo a non metterla in dubbio.
Questo accade spesso anche a livello aziendale, dove i diversi settori agiscono separatamente prendendo decisioni che vanno in conflitto con le esigenze di altri settori, danneggiando in questo modo l’insieme.
Quale può essere allora una via d’uscita?
Bohm suggerisce di creare un “significato condiviso” e una “leadership condivisa” attraverso il dialogo e la conversazione profonda di temi importanti. E’ un modo per imparare a pensare insieme che genera una consapevolezza comune che consente di prendere decisioni collettive coerenti.
Dialogando possiamo diventare più consapevoli delle nostre idee e convinzioni, confrontarle con quelle degli altri, valutarle sulla base delle azioni che generano e degli effetti che possono avere sull’insieme e nel lungo periodo.
In realtà non è facile fare tutto ciò nella nostra cultura basata sulla velocità, sul prendere decisioni rapide, sul ritmo frenetico e incessante. Il punto è che abbiamo creato una situazione molto pericolosa e per noi e per tante altre specie sulla terra. Fermarci a dialogare e a riflettere insieme è diventata una necessità motivata dalla complessità e dal rischio che stiamo vivendo.
Questo lo possiamo fare in tanti ambiti: in famiglia, nelle associazioni, nelle iniziative di innovazione sociale. Riuscire a farlo anche nelle aziende significa coinvolgere nel cambiamento e nel salto evolutivo di cui abbiamo bisogno un gran numero di persone fino ad ora escluse da questa possibilità. Con un grande effetto collaterale: un crescita del benessere individuale e collettivo.
Ma non è finita qui … a risentirci presto per il prossimo articolo sugli “ingredienti” del dialogo.
[articolo liberamente tratto dal libro“Dialogue: rediscover the transforming power of conversation” (Dialogo: riscoprire il potere trasformante della conversazione) di Linda Ellinor e Glenna Gerard ]